Il motto del progetto Millenari di Puglia è: “L’Ulivo in Puglia, una magia che dura da oltre 3.000 anni”. Sebbene l’utilizzo delle olive sia attestato da testimonianze che rimandano alla preistoria, i primi ad introdurre in Puglia la coltivazione degli ulivi probabilmente furono gli antichi Messapi. In varie parti di Puglia iniziarono 3 millenni fa ad innestare le piante di olivo selvatico, l’olivastro, con l’olivo domestico, più produttivo, per ottenere le olive dalla quale ricavare il preziosissimo olio.
La prima olivicoltura si sviluppò in paesi come la Palestina, la Siria e Creta, luoghi di origine delle più antiche civiltà, e diverse sono le testimonianze che lo attestano. Invece, la citazione più antica della Bibbia relativa all'ulivo, risalente nella stesura canonica al 1000 a.C., riguarda la biblica colomba della pace quando ritornò all'arca di Noè con una foglia d'ulivo nel becco annunciando il ritiro delle acque dalla terra a uliveti.
L’olivo che tutti noi conosciamo, nella sua forma selvatica è un arbusto sempreverde con rami anche spinosi che si chiama olivastro o oleastro. Produce delle piccole olive dalla quale si può ottenere solo piccole quantità di olio rispetto, invece, all’olivo domestico. La tecnica più antica per piantare un oliveto era proprio quella di innestare gli olivi selvatici diffusi tra la macchia mediterranea con la varietà olea europea sativa. In questo modo risultano però oliveti disordinati che non hanno un sesto di impianto ordinato come quello che sarà introdotto più tardi in epoca romana. Giulio Columella, nei suoi trattati De re rustica e De arbori bus del I secolo d.C., parla infatti della tecnica di piantare gli ulivi in file regolari, con piante poste a distanza di 60 piedi, equivalenti a 18 metri e che possiamo riscontrare in molti uliveti millenari che si trovano nelle aree vicine all’antica via Traiana d’epoca romana.