Non c’è niente di più gratificante per un’associazione come Millenari di Puglia che dare voce ai grandi ulivi millenari che hanno bisogno di mostrare al mondo tutto il loro valore. Alberi che hanno donato i loro frutti persino prima della nascita di Cristo e che ancora oggi continuano a farlo. Sono passate decine e decine di generazioni e loro sono sempre lì, sebbene qualcuno di loro ha visto cambiare il suo destino a causa dell’arroganza dell’essere umano. Ci sono alberi che non aspettano altro che poter raccontare la loro storia e sperano di continuare a farlo in futuro attraverso l’olio extra vergine di oliva, elemento principe della dieta mediterranea riconosciuta oggi come bene patrimonio dell’umanità dall’Unesco.
Grazie alla scrittrice e regista Alia Yunis, americana che vive negli Emirati Arabi, gli ulivi millenari e il loro olio potranno avere un piccolo spazio nei prestigiosi schermi del festival di Cannes nel 2015 e in altri importanti festival.
Alia, il cui nome in dialetto ostunese vuol dire proprio oliva, accompagnata dalla sua troupe, ha incontrato il presidente di Millenari di Puglia, Enzo Suma, e l’agronomo Cosimo Damiano Guarini impegnati entrambe nella divulgazione della conoscenza e nella valorizzazione della cultura dell’olio e degli alberi d’ulivo millenari. Alia Yunis ha potuto conoscere anche l’importante realtà degli antichi frantoi ipogei, preziose testimonianze che numerose contraddistinguono la zona di Ostuni.
Inoltre, alcuni produttori della piana degli ulivi secolari e millenari di Puglia e altre importanti personalità del basso Salento hanno avuto spazio per raccontare il loro mondo fatto di sacrifici e di tanta passione per la terra e per l’olio extra vergine di oliva.
Il progetto del documentario si intitola THE GOLDEN HARVEST (scritto e diretto da Alia Yunis), ed è un progetto interamente dedicato al tema dell’olio d’oliva nella cultura dell’uomo di oggi. Il documentario sarà interamente prodotto in maniera indipendente e con finanze proprie, questo al fine di poter mantenere fede al taglio documentaristico adottato.
Nata a Chicago, Alia Yunis è una delle più importanti giornaliste/scrittrici americane, sceneggiatrice per Warner Bros, Miramax, Hallmark Entertainment e con una forte passione per l’olio d’oliva, motivo per cui ha deciso di lavorare a questo progetto. Alia ha lavorato come regista e giornalista a Los Angeles, Washington e nel Medio Oriente. Figlia di un ingegnere ambientale e un diplomatico delle Nazioni Unite, è cresciuta nel Midwest e a Beirut durante la guerra civile. Ha conseguito il diploma ad Atene, in Grecia, e completato il suo corso di laurea presso l’Università del Minnesota e l’American University di Washington. Il suo romanzo è stato pubblicato in diverse lingue. Attualmente insegna cinema e televisione presso l’Università Zayed di Abu Dhabi.
Il produttore del documentario sarà Cynthia LeJeune, prestigiosa firma Disney, Dreamworks, LucasFilm, Sony e Fox, produttrice di registi quali George Lucas, James Cameron, Jerry Bruckheimer, Jeffrey Katzenberg e con al suo attivo successi cinematografici come Hunger Games, The Mockinjay, The Life of Pi.
Il documentario avrà una distribuzione internazionale e l’avvio della produzione è stata annunciata al Festival di Cannes di quest’anno riscuotendo grande interesse da parte dei media del settore viste le personalità coinvolte.
Verrà girato in Palestina, Grecia, Italia e Spagna.
Il documentario è raccontato attraverso il viaggio di una giovane e determinata palestinese antropologa “agri-resister” che inizia in Palestina, a Betlemme, proprio come fece l’olio d’oliva. Un percorso che dalla Palestina, la Grecia e l’Italia si conclude in Spagna a Marinaleda, una piccola città a 100 km da Siviglia. La storia è un viaggio attraverso il Mediterraneo in quattro paesi, incontrando le persone che hanno fatto e che fanno parte della cultura dell’olio d’oliva.
Il viaggio della giovane palestinese non a caso si conclude a Marinaleda, una piccola comunità rurale di circa 2700 abitanti nel cuore dell’Andalusia a un centinaio di chilometri da Siviglia. Un comune agricolo circondato da campi coltivati e migliaia di alberi di ulivo che si perdono all’orizzonte fin dove l’occhio può arrivare. La particolarità di questo luogo apparentemente simile a molti altri delle aree interne al Mediterraneo, non è il paesaggio e tanto meno la natura, ma la sua forza economica che lo rende unico. Un luogo quasi utopico dove la disoccupazione non esiste.