di Enzo Suma
Ci sono pietre che non sono ciò che sembrano ma che in realtà nascondono significati più profondi legati a riti ancestrali. Ci sono pietre che se potessero parlare avrebbero molte storie da raccontare. Storie di antichi villaggi e di mistieriosi riti. Di queste storie se ne raccontano tante grazie al grande patrimonio di dolmen e menhir presenti in tutta Puglia con una maggior concentrazione in terra salentina. Ve ne sono di vario tipo e di diverse dimensioni ma gli esperti datano questi monumenti megalitici pugliesi tutti intorno al II millennio a.C. che corrisponde all’età del bronzo. Sono più di 20 in Puglia i dolmen ancora visitabili e in buono stato, molti, purtroppo, quelli scomparsi censiti dagli archeologi nei decenni passati. In provincia di Brindisi è noto il Dolmen di Montalbano così come è noto che l’archeologo Michele Gervasio segnalò nel suo libro nel 1913 un altro dolmen nelle vicinanze del Dolmen di Montalbano (Fasano) della quale non è mai stata trovata traccia. Ma una traccia forse ora potrebbe esistere e, se confermato, si troverebbe su una piccola collina, sede di un antico villaggio dell’età del bronzo. Un contesto paesaggistico unico e di enorme valore quello in cui si trovano i megaliti “sospetti”. Il ritrovamento è legato ad alcuni sopralluoghi di Millenari di Puglia per la realizzazione di un nuovo itinerario di passeggiate naturalistiche a Masseria Mozzone. Nel corso dei sopralluoghi l’amico Piero Sabatelli, che quei terreni li cura e li conosce bene, attratto dalle dimensioni del monolite e dalla curiosa forma rotonda ha ritenuto opportuno segnalarmela per studiarla e cercare di capirne qualcosa in più.
Ad una prima occhiata potrebbe sembrare una enorme e spessa pietra rotonda. Pietra che sappiamo essere stata rimaneggiata dall’uomo in tempi moderni nel tentativo di spostarla in altra sede. A ciò ed al possibile crollo del sistema di megaliti possono essere dovuti alcuni tagli e spaccature che possono apparire più recenti.
Osservando meglio il lato posteriore (un tempo probabilmente presente nella parte in alto rivolta al cielo) vi è una insolita forma che non appare naturale. Si tratta di una sorta di canalizzazione incisa sulla pietra a formare una grande croce. Nelle immediate vicinanze impossibile non notare altri grandi monoliti che potrebbero essere gli ortostati utilizzati per sorreggere la grande pietra tonda. I megaliti insistono su un luogo già oggetto di studio, ricco di cocci di vasellame preistorico e di misteriose “specchie”, una delle quali presenta al suo interno un perimetro di pietra simile all’interno di un trullo.
Il contesto archeologico dell’età del bronzo all’interno della quale si trova il megalite, la presenza di più megaliti e la particolare incisione a croce sul lastrone di copertura hanno insinuato il dubbio sul possibile utilizzo delle particolari pietre per uso cultuale, probabilmente come altare sacrificale, ipotesi legata alla misteriosa incisione nella pietra. Attendiamo lo studio da parte degli esperti e se confermato il grande monolite potrebbe rappresentare un nuovo dolmen nella provincia di Brindisi. Approfondiremo meglio e aggiorneremo il blog con il parere degli esperti.