Millenari di Puglia è un progetto di valorizzazione degli ulivi millenari e delle antiche industrie dell’olio finanziato dalla Regione Puglia attraverso Bollenti Spiriti. Il progetto ha avuto inizio già durante l’estate 2013 durante la quale sono state organizzate diverse iniziative di sensibilizzazione e di visite guidate all’interno di uliveti secolari e di antiche industrie dell’olio. Fino ad ora sono stati censiti diversi alberi di ulivo millenari e antichi frantoi, i quali sono stati anche resi fruibili attraverso alcune iniziative. Questa mattina, proprio durante una giornata di lavoro in esplorazione nell’area ostunese, alla ricerca di piante millenarie poco o per nulla conosciute, abbiamo avuto la fortuna di scoprire un’antica industria dell’olio in abbandono.
Percorrendo questa mattina un antico tratturo, non ho potuto evitare di notare una struttura inizialmente misteriosa ma che ad un’occhiata più attenta ha rivelato già da subito i misteri che poteva custodire. Ancora prima di poter entrare all’interno mi è subito parso chiaro che l’edificio, in piccola parte crollato nella parte retrostante, potesse essere un antico frantoio con una parte ipogea interamente scavata nella roccia. Dall’esterno, infatti, erano visibili, grazie ad alcuni crolli, le pareti di alcune stanze della parte epigea, quella superiore, le quali presentavano le tipiche incisioni che, secondo alcuni, potevano servire come riferimenti per le quantità di olive lavorate. Particolarmente interessante è stato il colpo d’occhio della struttura che ha lasciato subito intendere la possibilità di avere di fronte una parte superiore caratterizzata da una serie di olivari, stanzette adibite al deposito di olive in attesa di essere macinate, collegate tra loro, e una parte ipogea per la produzione del prezioso olio dove erano presenti macine e torchi.
L’entrata, difficoltosa per la presenza di rovi, ha regalato subito una bella sorpresa: la base della macina con le sue chianche ancora in buono stato e la macina, la grande ruota di pietra che frantumava le olive, ancora presente all’interno del frantoio. Con una torcia per fare luce è bastato dare un’occhiata per rendersi conto dei vari ambienti di lavorazione. Poco distanti dalla macina vi è la postazione di ben 5 torchi, della tipologia più antica alla calabrese, con una coppia di pilastri in pietra tipica di questi torchi e ancora in perfetto stato di conservazione. Davanti ad ogni torchio vi è invece un pozzetto, per la maggior parte quasi colmi di terreno che nel corso dei secoli, con le varie pioggie, è entrato all’interno del frantoio. Un leggero strato di fango indurito, infatti, ricopre quasi per intero il piano di calpestio. Un’altra bella sorpresa è stato poi trovare il camino ancora in buono stato (dialettalmente noto come “la fucagna“) e la cui funzione è stata di primaria importanza per la vita dello stesso frantoio. Consentiva di tenere la temperatura sempre alta per facilitare la separazione dell’olio dall’acqua e permetteva allo stesso tempo di preparare piatti caldi da consumare attorno al fuoco prima di addormentarsi sui vicini e non troppo comodi ripiani in pietra. Chissà quali storie venivano raccontate attorno al fuoco durante quei pochi momenti di pausa in cui gli operai del frantoio potevano riposare dal duro lavoro e ricordare i propri familiari costretti alla lontananza per diversi mesi e per tutto il periodo di lavorazione delle olive. Continuando ad esplorare la parte ipogea, particolarmente interessante è stato trovare quello che potrebbe sembrare un grande pozzo carsico utilizzato per lo scarico della morchia, dei liquami e degli scarti. Un grande pozzo visibile solo in parte con la torcia e che potrebbe nascondere cavità più lunghe anche di interesse speleologico. Da una scaletta è stato possibile accedere poi al piano superiore dove su un lungo corridoio affacciano ben 12 celle che durante il periodo di lavoro dovevano certamente essere piene di olive che man mano venivano calate da un apposito foro che collegava direttamente con la grande vasca di macinazione presente nel frantoio ipogeo sottostante. Alle 12 celle ve ne sono in parallelo presumibilmente altre 12 sebbene il numero esatto verrà determinato da ulteriori esplorazioni. Il frantoio non è accessibile al pubblico per questioni di sicurezza.
Un grande tesoro per la città e per la storia di Ostuni che si inserisce in quella grande rete di beni culturali che rende estremamente ricca e interessante l’area ostunese. Quello che cerchiamo di fare come Millenari di Puglia è raccogliere i pezzi di questa grande ricchezza e, come in un grande puzzle, mettere in rete i vari beni di interesse realizzando percorsi da percorre a piedi e in bicicletta valorizzando certamente il territorio ma anche i vari operatori che lungo questi percorsi offrono beni e servizi e che possono, pertanto, trarne beneficio economico.
Enzo Suma